Armando Curcio Editore

Nella rubrica di Archivio storico l’articolo su ISIS

ISIS cover

Nella rubrica Libri e riviste del periodico telematico Archivio storico l’articolo su ISIS. Dietro il palcoscenico dell’orrore di Souad Sbai.

 

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IL LIBRO – In un quadro socio-psicologico dove l’informazione è coartata e la comunicazione è obbligata dai social a diventare sempre più iconica e meno concettuale, le dottrine proselitiste che preparano e armano carne da macello trovano un terreno fertile, ma soprattutto disabitato. Per capire cos’è ISIS, chi è Abu Bakr Al-Baghdadi e soprattutto cosa verrà dopo il cosiddetto “Stato islamico”, occorre ritornare a pensare.

Il nocciolo fondante di questo rapido quanto apparentemente ingestibile quadro geopolitico, fra tradimenti e tardive prese di coscienza, sta tutto nell’ormai certo rovesciamento delle parti, per il quale l’Occidente ha smesso di pensare mentre il jihadismo salafita ha messo il pensiero alla base della sua strategia di conquista. Sui nostri smartphone e sulle nostre tv arriva il messaggio che l’integralismo stesso vuole veicolare, trovando la strada sgombra nella morbosa ingordigia di messaggi sensazionalistici di cui l’uomo moderno viene nutrito. Egli ride, inconsapevolmente, di se stesso e di quei valori che soli, oggi, potrebbero salvarlo: non dal jihadismo e dal terrorismo, ma dall’autodistruzione volontaria e programmata del suo essere uomo.

DAL TESTO – “L’Unione europea è il perfetto macro esempio di come la finanza e l’economia abbiano fagocitato con destrezza ed efficacia la politica e ne abbiano preso totalmente il comando; oggi, da Bruxelles, sono le direttive finanziarie e del rigore imposto a delineare l’attività dei governi e, a cascata, della comunicazione che a sua volta forma l’opinione dei popoli.
“In un clima nel quale sono le direttive economiche e le reprimende europee a farla da padrone, è del tutto evidente come anche il sostrato culturale e politico dei singoli Paesi membri sia profondamente cambiato, divenendo plasmabile ad ogni genere di saccheggio ideale e storico. Si, un saccheggio dei propri valori e principi storici, a partire dalla certezza del diritto e della legge di derivazione romana, passando per l’azione unificatrice della religione cristiana e finendo con la crescita culturale e umana del Rinascimento. Un percorso che ha portato l’Europa a salire sul tetto del mondo e a divenire faro della cultura mondiale. E che oggi ci troviamo a vedere come un coacervo di piccoli Stati che solo geograficamente si possono dire europei. Un continente vessato da continue predazioni straniere, da leggi autolesioniste in campo economico e dell’immigrazione, nuovamente terra di conquista da parte di concorrenti extra europei, dagli Usa all’Estremo Oriente, passando per il Medio Oriente: ogni aspetto dell’Europa è stato sostanzialmente messo in vendita, causa crisi devastante, a partire dalla sua straordinaria piattaforma valoriale e culturale.
“Oggi l’Europa esiste, vive e si sostenta solo se lo decidono i grandi investitori stranieri. Se gli investimenti dei magnati internazionali calano, Eurolandia arranca. E come abbiamo ampiamente e con esempi calzanti descritto più sopra, assieme alle strutture comprano anche le infrastrutture culturali e sociali che da sempre sono il perno dell’esistenza stessa dell’Europa. Osmosi e contaminazione culturale selvaggia equivalgono a sopravvivere, rispetto delle regole e dei diritti inalienabili equivale a morire di fame. Questo è il ricatto a cui oggi l’Europa soggiace per continuare a sopravvivere.
“Questo il ricatto disumano a cui tutti i Paesi aderenti, Italia in testa, devono sottostare pur di continuare a respirare: un cappio al collo insopportabile, soprattutto perché a stringerlo o allentarlo c’è la stessa mano che inietta contemporaneamente i fondi necessari e il virus del buonismo. Come una flebo che manda in circolo una soluzione mista di batteri e di farmaci. Occorre solo stabilire la dose degli uni e degli altri per decretare la vita e la morte di un corpo ormai fiaccato e indebolito.”

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