Armando Curcio Editore

Le stagioni: un viaggio interiore per le strade dell’India

Le stagioni di Agostino Mauriello, un viaggio alla scoperta dell’India e di se stessi

Irene madre impeccabile di due ragazzi, Agnese e Matteo, che ha rinunciato alla propria vita professionale da architetto per seguire il marito Enrico, agronomo, nella bella e lussureggiante natura veneta. Enrico padre quasi perfetto che insieme alla sua bella famigliola vive un’esistenza felice nel casolare paterno ben ristrutturato dalla moglie. Irene lo aspetta sempre a casa dopo i suoi lunghi viaggi di lavoro,sparsi un po’ per il mondo. Alla natura e agli animali rivolgono un rispetto quasi maniacale, ne è la prova la cura che entrambi riversano per le piante e gli insetti ospitati nel loro giardino.

 

 

La vita di tutti scorre tranquilla come le acque del piccolo ruscello che fa capolino accanto alla loro abitazione. Ma un brutto giorno, la placida esistenza dei coniugi Godetti subisce una battuta d’arresto. Come se le acque del ruscelletto straripassero gli argini del letto e portassero via con loro tutti i ciottoli, la terra,la sabbia, provocando una grande coltre di franchigia che sporca tutto ciò che di bello arriva a toccare.

Così le strade di Irene e Enrico deviano il corso abituale della routine domestica a causa di un incidente automobilistico in cui dopo una breve degenza ospedaliera, perde la vita l’uomo di casa. Foriera di un cambiamento radicale, nella vita della vedova, è una foto trovata in fondo a un cassetto, che ritrae l’agronomo con un bambino indiano (in realtà il figlio segreto Rajian).

Irene compie una scelta istintiva, andare in India per ritrovare e riscoprire il lato nascosto della vita di Enrico. Peregrinando per le strade polverose e affollate del Continente indiano, nell’animo di Irene turbato e pieno di rabbia comincia a farsi spazio una nuova condizione: quella di vivere sempre e solo il presente di cui si diventa padroni e che è l’unica condizione certa.

“Chi ama l’India lo sa: non si sa esattamente perché la si ama. È sporca, è povera, è infetta; a volte è ladra e bugiarda, spesso maleodorante, corrotta, impietosa e indifferente. Eppure, una volta incontrata non se ne può fare a meno.” (Tiziano Terzani).

Irene si lascia cullare dalla bellezza indiana, dagli usi, dai costumi e dalle tradizioni e s’incanta davanti al monumento dell’amore: Thj Mahal, secondo Tagone esso è: “una lacrima sul volto dell’eternità”. Si lascia trasportare dagli aneddoti, dagli scampoli di storie che ascolta nei frequenti viaggi in taxi. E apprende anche quante stagioni ha l’India: quattro o sei? E perché?

La sua vita prende un’altra piega quando incontra Rajian e la madre Amrita (l’altra compagna di Enrico). Cosa accade? Irene segue alla lettera l’insegnamento del dio Bhakti, e cioè si lascia trasportare e si abbandona totalmente e incondizionatamente alla volontà di Dio. Così facendo si acquista la consapevolezza di essere liberi di amare perché si guarda alla vita con occhi diversi.

Recensione a cura di Concetta Padula