Armando Curcio Editore

La contrapposizione fra sogno e realtà

la contrapposizione fra sogno e realtà

La contrapposizione fra sogno e realtà

Nel romanzo Padrona dei sogni di Andrea Scalco il confine fra onirico e reale si mescola.

In quest’intervista all’autore cerchiamo di capire come e quanto il sogno influenzi le nostre vite, nella realtà. E soprattutto, chi è Nausicaa, e perché è lei la Padrona dei sogni.

La contrapposizione fra sogno e realtà

Cosa le ha instillato il desiderio di scrivere un romanzo fantasy? Qual è stata la “scintilla”?

A dire il vero quando ho iniziato, non avevo idea di cosa avrei scritto. Mi sono seduto, ho preso il mio Macbook e ho iniziato a scrivere. Stavo pensando a mia figlia, al profondo amore che provo per lei, a come nonostante stesse crescendo, fosse ancora capace di stupirsi e di sognare, raccontandomi le sue esperienze oniriche e di come le vivesse come una “vera” realtà, in modo intenso. Credo sia stato questo a darmi la spinta, ma la vera “scintilla”, se così si può dire, è stato il volerle fare un regalo speciale, un qualcosa di unico, memorabile, che venisse dal mio cuore per lei e solo per lei.

Quanto c’è di “reale” e quanto di “immaginario”?

Nausicaa, la protagonista, è di fatto mia figlia, sia nelle sembianze che nel carattere e anche molte esperienze e fatti sono in parte reali, ovviamente hanno fatto da spunto, sul quale ho poi ho costruito la storia e adattandoli a ciò che stavo scrivendo. Anche gli altri personaggi sono in gran parte reali, con nomi diversi ovviamente. Il papà skipper ad esempio, la mamma artista, le amicizie, gli insegnanti e anche alcuni sogni. Personaggi come Sbrillo hanno sia nel nome che nelle sembianze diversi spunti, così come Daniel.
Ciò che è assolutamente vero e genuino è il rapporto speciale tra Nausicaa e i genitori, quel concetto di famiglia a me molto caro. Del resto poi, idee a parte, il tutto è sempre più frutto della fantasia e della mia creatività, ma del resto, cosa è vero e cosa non lo è?

Com’è stato mettersi alla prova con la pagina bianca? Ci racconta la sua esperienza di emergente?

Come ho più volte detto, scritto e ribadito, per me scrivere è una cosa naturale, istintiva, l’ho fatto anche per quotidiani e riviste; se ho bisogno o voglio esprimere qualcosa di puro, sincero, anche magari dopo una discussione o per mancanza di tempo, lo faccio scrivendo. Da quando sono bambino scrivo poesie e a scuola i miei temi erano sempre almeno due o tre fogli protocollo.
Scrivere un libro però, sinceramente, non è stato così facile: ci avevo provato altre volte, ma non avevo mai trovato il tema, lo spunto, il soggetto, tranne nel caso di “Capricciola”, una serie di favole che raccontavo inventandole sul momento a mia figlia, molto piccola, per farla addormentare e che poi riversavo su Word.
Padrona dei Sogni è nata così, un po’ per caso. Forse all’inizio volevo scrivere una storiella, qualche capitoletto e basta, ma poi più andavo avanti, più idee mi venivano in mente, e non ho più smesso.
Complice anche il Lockdown, avevo tempo e così l’ho sfruttato per fare finalmente qualcosa per me, lasciando uscire quel fiume in piena di idee che avevo in testa e creando perciò il romanzo.
La mia esperienza di emergente? Ancora non me ne capacito, spesso mi ripeto che è un sogno, che non è reale. Quando scrivevo, mia moglie Ester leggeva e correggeva il manoscritto, così una volta terminato mi disse: «Perché non lo pubblichi? È così bello e secondo me ha un potenziale».
Lì per lì ho desistito, ma sapendola avida lettrice di fantasy ho mandato il manoscritto a una decina di editori, tra i principali in Italia. Poi, qualche settimana dopo, dall’Armando Curcio Editore, la telefonata che mi ha cambiato la vita.
E ora siamo qui.