Armando Curcio Editore

«Il fantasma di Shanghai», intervista a Pierluigi Fantin

In libreria da giugno, Il fantasma di Shanghai di Pierluigi Fantin.

Ecco la nostra intervista all’autore e l’anteprima dei primi due capitoli del libro.


Un demone nascosto nelle tele di Van Gogh e Monet e due protagonisti che ricordano da vicino Amleto e Dracula. Parlaci de Il fantasma di Shanghai.

Te lo racconto senza svelare troppi dettagli. A Shanghai c’è un’organizzazione dedita al furto di opere d’arte le cui punte di diamante sono William e Bram, amici fraterni ma diversissimi tra loro, uno più riflessivo e introverso (ispirato ad Amleto), l’altro più impulsivo e “sanguigno” (ispirato a Dracula). Rubare Campo di grano con corvi e Impressione al levar del sole significherebbe il colpo del secolo, e forse l’addio di William all’organizzazione. Qualcosa però va storto, perché dentro quei dipinti si annida una presenza pericolosissima…

 

Dopo aver letto il Fantasma difficilmente potremo guardare Van Gogh e Monet con gli stessi occhi. Perché proprio loro?

Perché sono autori incredibilmente evocativi. Van Gogh ha quel tratto aggressivo, selvaggio, che non puoi smettere di guardare. Su Monet che dire, i suoi quadri sono sogni tradotti in pittura, una meraviglia. Tutti conosciamo le loro opere, ma non tutti ci siamo entrati dentro. Ecco, questo è proprio quello che accade a William e Bram, ma non ti dico altro.


La storia si svolge quasi interamente a Shanghai.

Ci sono stato e l’ho amata da subito, Shanghai è davvero magica. Passi in un attimo dalle luci laser e i grattacieli alla Blade Runner agli edifici stile anni ‘30 del Bund, dalla vista mozzafiato sul fiume Huangpu ai misteriosi vicoli antichi, ai templi e alle pagode… una città incredibile, che non dorme mai, immensa. Mi piace tantissimo che l’avventura di William e Bram sia ambientata qui, e anche a Hong Kong e in altri scenari cinesi straordinariamente suggestivi.

Parlavamo di Dracula e Amleto. Nel Fantasma di Shanghai rivivono però anche altri personaggi letterari…

Tantissimi, e non solo letterari. Lo racconto nei ringraziamenti, tutti i personaggi e le scene del Fantasma sono ispirati a personaggi e scene della letteratura, del cinema, della musica, della pittura. Per dirne alcuni: Quinlan è preso da L’infernale Quinlan di Orson Welles; Floripedes è Dona Flor di Amado; Golan viene dai Romanzi della Fondazione di Asimov. L’idea della metamorfosi dei personaggi è presa da Ovidio; l’idea dei personaggi che entrano dentro i quadri è tratta da Corvi, l’episodio di Sogni di Kurosawa in cui un uomo entra in Campo di grano con corvi e incontra lo stesso Van Gogh.

Su Jamina e Christine che ci dici? Con loro l’avventura prende una piega decisamente femminile.

Sono due personaggi imprescindibili, protagoniste a tutti gli effetti. L’avventura di William e Bram non avrebbe senso senza di loro, e direi che questa è anche una metafora della vita. Le donne hanno una marcia in più, c’è poco da fare. Jamina nasce da una canzone di De André perché oltre alla dolcezza ha una sensualità fortissima, Christine invece si ispira un po’ alla Christine de Il Fantasma dell’Opera e un po’ alla Medusa raccontata da Ovidio. È il Male che, paradossalmente, permette loro di incontrarsi.

Hai uno stile molto visivo, si capisce che pensi al cinema quando scrivi. Il Fantasma diventerà un film?

Quello che penso io conta poco, è importante che l’impatto visivo lo abbia chi legge. Posso dirti che mi piace immaginare le scene che scrivo come fossero le sequenze di un film, con tutti gli stacchi, le inquadrature, i dettagli. Credo ne beneficino anche i dialoghi in termini di realismo e di ritmo. Sulla seconda domanda, ti rispondo facendo gli scongiuri. Se ne facciamo un film so già a chi proporre le parti.

C’è un concetto ricorrente nel libro, quello del cambiamento.

In una delle pagode del Mercato del Mandarino Yu – uno dei luoghi più affascinanti di Shanghai – c’è la vecchia biblioteca del Maestro Kǒngquè. È qui che William e Bram tornano ogni qualvolta hanno bisogno di ascoltare le parole di conforto del loro Maestro, che è un po’ nonno e un po’ Maestro Yoda. Sull’insegna della biblioteca è intarsiata in ideogrammi rossi la parola cambiare. Forse questo è il passaggio cruciale della storia. Se non si rischia non si cambia, e cambiare è necessario per evolversi, per andare avanti e capire meglio il mondo, se stessi e gli altri. Incontrando il Male William e Bram, così come Jamina e Christine, saranno costretti a fare i conti con le proprie paure, i propri desideri, le proprie colpe. Dovranno cambiare, trasformandosi in qualcosa di diverso, di nuovo.

 

Pierluigi Fantin, classe 1982, lavora nel mondo della comunicazione. È stato addetto stampa, organizzatore di eventi culturali, giurato per festival di cinema. Suo lavoro d’esordio e primo episodio di una saga, Il fantasma di Shanghai è un tributo avventuroso a Van Gogh, a Monet e alle meraviglie della Cina più bella.