Armando Curcio Editore

L’omaggio di Pascal Schembri a Mario Monicelli

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Il 29 novembre di tre anni fa moriva, gettandosi dal quinto piano dell’Ospedale San Giovanni di Roma, il re della commedia all’italiana Mario Monicelli. Un’uscita di scena spiazzante, malinconica, proprio come i suoi film, caratterizzati da una comicità cinica, un’ironia amara che raggiungeva vette di lirismo raramente toccate da altri autori.

17266670 un-anno-senza-mario-monicelli-dieci-film-per-ricordarlo-9Considerato il regista della commedia all’italiana per antonomasia, egli stesso definiva questo genere semplicemente come un modo di affrontare in termini comici, divertenti, ironici e umoristici degli argomenti drammatici. Uno stile derivante dal neorealismo, ma che con Pietro Germi e il suo «Divorzio all’Italiana» del 1961, si trasformò in un vero e proprio genere cinematografico. Non fu un caso, infatti, se proprio Germi passò simbolicamente il testimone al regista romano nel 1975 per la realizzazione di «Amici Miei» di cui fu un ideatore forse già troppo consapevole della sua imminente dipartita. 

La storia del cinema italiano è segnata in modo indelebile dai capolavori di Mario Monicelli come «I soliti Ignoti», «La Grande Guerra», «L’Armata Brancaleone», «Il Marchese del Grillo». Per questo Pascal Schembri, agrigentino residente a Parigi, ha voluto realizzare un appassionato omaggio al regista dal titolo «Mario Monicelli. La morte e la commedia» edito da Armando Curcio Editore, raccontando le fasi cruciali della vita di questo grande personaggio e affrontandole in un modo originale. Schembri ripercorre, infatti, i vari momenti della sua carriera, raccontando quel poco che si sapeva della sua vita privata, collegando il tutto ai film che Monicelli realizzava in quel preciso periodo e a temi come la guerra, il dopoguerra, “le zingarate” e la spietatezza dell’uomo.

Ma chiediamo direttamente all’autore, Pascal Schembri, di toglierci qualche curiosità rispetto al libro:

Da dove nasce l’esigenza di rendere omaggio a Mario Monicelli con questo ritratto?
Monicelli è un regista che ha reso omaggio all’Italia per molto tempo, restituirgli un po’ il favore dopo la sua discussa scomparsa mi pareva fosse un necessario gesto di riconoscenza. Ho avuto la fortuna d’incontrarlo, come racconto nel primo capitolo del libro, ho avuto la fugace opportunità di entrare in contatto con la sua pungente vitalità in occasione di una premiazione, quando aveva già novantatré anni. Ebbene, dopo la sua morte, un paio d’anni più tardi, quella vitalità mi era ancora appiccicata ai ricordi come un mistero che volevo decifrare.

Pensi che il libro incuriosirà anche i lettori a digiuno di Monicelli?
Il cinema per fortuna, dentro o fuori dalle sale, è ancora un’arte di massa e le commedie del Maestro sono classici che non passeranno mai di moda. Perle da godere e rivedere, in cui recitano attori di levatura eccezionale, opere apparentemente leggere eppure dense che scivolano lungo la Storia costruendo una traccia parallela, una sorta di sberleffo storico sempre attivo. La curiosità che ho provato io, nell’analizzarle e riscoprirle, spero contagerà anche altri. Chi lo ama lo ritroverà nel profondo. Chi non lo conosce avrà occasione di scoprire un produttore di capolavori a raffica, un genio del Novecento che ancora nel Duemila faceva crepitare la sua inquieta intelligenza al di sopra del torpore generale.

Secondo te si ritornerà mai a fare film con quello stile? Ironico, cinico, ma nella cornice della commedia?
Me lo auguro. E credo che già abbiamo degli esempi di maestri che seguono il Maestro. Non vorrei fare nomi per non far torto a nessuno, è più comodo scrivere di chi non c’è più, direbbe Monicelli. Il suo cinismo ridimensionantee, la sua ghignante solidarietà non sono facilmente ripetibili, ma i talenti non mancano di certo. Mancano i soldi semmai. Ma sì dai, facciamo qualche nome che lo merita: recentemente Sorrentino, Garrone e Ciprì hanno fatto onore non solo alla memoria di Fellini ma soprattutto a quella di Monicelli. D’altronde, da molto prima di Molière, il cinismo è connaturato alla commedia, di cui è stato ospite nei secoli insieme all’ironia. L’inserimento dell’elemento crudele della morte, del suo sarcasmo graffiante, quello sì è una particolarità stilistica sviluppata in Monicelli cui il cinema italiano non potrà mai rinunciare, con risultati alternatamente più o meno felici, così com’era stato  anche per lui.

Ci parli del lavoro di ricerca con il quale hai realizzato il libro?
Sono partito dal suo cinema, ho cercato e assimilato il maggior numero di sue testimonianze e interviste nel tentativo di rinvenire tra le righe e i fotogrammi un comun denominatore che mi chiarisse appieno l’immagine artistica del Maestro. Il titolo del libro è la sintesi, il risultato inevitabile di questo procedimento.

Sfogliando il libro si nota un approccio molto particolare: fai un ritratto di Monicelli affrontando diversi momenti della sua carriera e analizzando i film che girava in quel preciso momento. Come mai hai deciso di procedere in questo modo per la stesura del libro?
L’opera di un artista parla per lui. L’indagine, a volte morbosa, sulla vita di un creatore è sempre meno interessante dell’indagine che si può svolgere sulla sua produzione. Sta tutto lì. La vita poi può al massimo confermare qualche coincidenza, sottolineare qualche passaggio – di cui l’autore stesso era probabilmente inconsapevole al momento – ma rimane sullo sfondo, è poco rilevante. L’opera invece è tutta la sua eredità, il patrimonio che ci è stato lasciato e che dovremo meritarci.

 
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Difficile tracciare la carriera editoriale di Pascal Schembri, infaticabile cronista di violenze coniugali e torbidi delitti, toccante narratore di vicende social sentimentali, attento interprete delle vite di artisti quali Ennio Flaiano, Françoise Sagan e Marilyn Monroe. La sua vitalità è pari solo all’inquietudine che gli fa esplorare generi e temi lontani tra loro, ravvicinati dal suo sguardo e offerti al lettore in una prosa convincente, misurata, intrisa di partecipazione alle vicende del mondo.
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La morte e la commedia. Pascal Schembri. Collana Electi, pp. 160 € 12.90.
ISBN 978-88-97508-68-7